- 06/05/2019
- Notizie di settore
Il Museo del Design Italiano di Triennale Milano, con la Direzione Artistica di Joseph Grima, si presenta per la prima volta in un allestimento permanente. Inaugurato durante la Milano Design Week, il Museo del Design Italiano nasce dalla volontà di Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, e dei Consigli di Amministrazione delle Fondazioni di Triennale. La realizzazione del Museo del Design Italiano è stata resa possibile anche grazie al sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Il Museo del Design Italiano ospita, su una superficie di circa 1300 mq, una selezione dei pezzi più rappresentativi del design italiano, oggetti che raccontano una storia di trent'anni di sperimentazione in cui nuovi materiali, nuove tecniche e nuovi codici estetici hanno modificato in modo veramente rivoluzionario l'ambiente domestico. Organizzata cronologicamente dal 1946 al 1981, l'esposizione presenta uno dei periodi più creativi del design e dei designer italiani nel mondo, quello intercorso tra l'immediato dopoguerra e gli anni del miracolo economico fino ai primi anni Ottanta, quando si imposero sulla scena innovative correnti, come Memphis, che diedero vita a una nuova era nella produzione del design.
“L’apertura del Museo del Design Italiano – ha affermato Stefano Boeri, nel corso della presentazione – rappresenta la prima fase di un progetto più ampio e a lungo termine, sostenuto dal Mibac e dagli altri soci di Triennale e concordato con ADI e Assolombarda, con cui Triennale sta costituendo un’associazione. L’obiettivo è sia l’arricchimento della nostra collezione attraverso politiche d’acquisizione mirate e nuove collaborazioni con archivi, aziende, scuole, università, musei, sia l’ampliamento in Triennale degli spazi destinati al Design, allo scopo di fare della nostra istituzione il più importante centro internazionale dedicato al Design italiano”. Il progetto di ampliamento prevede il lancio di un concorso di progettazione internazionale che sarà bandito entro maggio 2019; l’ampliamento includerà nuovi spazi espositivi in grado di accogliere tutta la collezione e le aree destinate ai servizi per il pubblico, oltre ad una riorganizzazione degli Archivi, per un totale di 6.000 mq.
La storia del design italiano dal Dopoguerra al 1981
Questa esposizione, intitolata Parte I, punta a mettere in risalto le opere e fornisce approfondimenti sulla storia e il contesto in cui ogni oggetto è stato progettato, attraverso l’esposizione di materiali, in gran parte inediti, provenienti dagli Archivi della Triennale: fotografie, campagne pubblicitarie, packaging originali. Il Direttore del Museo, l'architetto francese Joseph Grima, già direttore della rivista Domus e attuale art director della Design Academy di Eindhoven, insieme al comitato scientifico, composto da Paola Antonelli, Mario Bellini, Andrea Branzi, Antonio Citterio, Michele De Lucchi, Piero Lissoni, Claudio Luti, Fabio Novembre, Patricia Urquiola ha selezionato i 200 pezzi, vere e proprie icone della storia del design italiano dal Dopoguerra al 1981: dalla Superleggera di Giò Ponti alla radio Brionvega di Zanuso, dalla poltrona Proust di Mendini al Casablanca di Memphis.
In alcuni casi, accanto agli oggetti, sono collocati i corrispondenti modelli in legno realizzati da Giovanni Sacchi, concessi in deposito a Triennale da Regione Lombardia, che consentono di comprendere l’evoluzione del progetto dalla fase di studio e sviluppo fino alla sua realizzazione e messa in produzione.
Joseph Grima ha affermato che l’ambizione del Museo del Design Italiano è quella di essere un luogo di ispirazione, secondo il senso più antico della parola museo. Molto spesso il veicolo delle ispirazioni più intense e formative non sono gli oggetti inanimati, ma le voci delle persone che li hanno creati e la narrazione di dettagli apparentemente banali, che hanno determinato scelte di importanza fondamentale per la storia del design. Per questo motivo sono stati inclusi nel percorso museale anche le voci degli autori che hanno creato gli oggetti esposti, cui è stato chiesto di raccontare in maniera semplice la genesi delle loro creazioni e le condizioni culturali alle quali ogni oggetto rispondeva.
Sempre per offrire al visitatore interessanti approfondimenti sul contesto in cui le opere sono state create, sulle pareti è stata collocata una timeline che ripercorre eventi storici, politici, sociali e di costume italiani e internazionali.