
- 28/03/2025
- Economia e marketing
“Servono strumenti di internazionalizzazione per esplorare nuove destinazioni, a partire da Emirati Arabi e Arabia Saudita, ma anche India e Brasile”: con queste parole Claudio Feltrin, Presidente di FederlegnoArredo, ha commentato i dati relativi all'export della filiera legno-arredo presentati nel suo intervento durante la conferenza del Salone del Mobile.Milano.
Secondo i dati elaborati dal Centro Studi di FederlegnoArredo su dati Istat, l’export della filiera legno-arredo ha chiuso infatti il 2024 con un calo del 2,1% sul 2023, attestandosi a circa 19,4 miliardi di euro, con un andamento che non ha consentito neanche di arrivare a un pareggio con il 2023. Tuttavia il macrosistema arredamento ha contenuto meglio le perdite con un -1,8%, raggiungendo un valore di 14,4 miliardi di euro, a conferma del ruolo strategico dell’arredo per la tenuta dell’intero settore.
“Un pareggio con il 2023 che – ha dichiarato Feltrin – sarebbe stato un risultato straordinario, stante la situazione internazionale. Per un settore fortemente orientato all’export come il nostro, gli eventi geopolitici che hanno caratterizzato il 2024 e che, ahimè, proseguono nei primi mesi del ’25, hanno inevitabilmente avuto un impatto. Basta scendere nel dettaglio delle performance registrate nei nostri principali mercati di sbocco per capire che quel -2,1% assume un valore positivo rispetto al contesto globale”.
Export italiano: forti flessioni tra i Paesi UE
Nella Top Ten delle destinazioni dell’export italiano si registrano forti flessioni soprattutto tra i Paesi Ue: la Francia con oltre 3 miliardi, rimane il primo Paese, ma registra -3,3%; mentre la Germania, al terzo posto, perde un consistente 6% sfiorando i 2 miliardi di euro. Al di fuori dei Paesi UE, gli Stati Uniti si confermano al secondo posto (2,2 miliardi di euro) con un +1,5%. La Cina, pur mantenendo la settima posizione, registra un -13,2%. Al quarto posto troviamo il Regno Unito con -6,4% e a seguire la Spagna, pressoché stabile (+1%) a 0,8 miliardi di euro. Gli Emirati Arabi Uniti conquistano l’ottavo posto con un incremento di ben il 21,2%, ma con valori assoluti ancora contenuti (0,5 miliardi di euro). A seguire il Belgio, sostanzialmente stabile (+0,7%) e l’Austria che, come la Germania, registra un -6%.
Individuare nuove rotte
Analizzando i dati, Feltrin sottolinea che “fra i cinque Paesi in cui la filiera cresce maggiormente in valore assoluto al primo posto troviamo gli Emirati Arabi Uniti con un +21,2% e una crescita di 82,4 milioni di euro, seguiti dal Kirghizistan (che si ferma comunque al 38esimo posto con un valore di 80 milioni) e cresce di circa 46 milioni con un +139,5%. Terza per incremento l’Arabia Saudita (al 13esimo posto) con un +16,9% pari a 41,6 milioni di euro in più, a seguire la Corea del Sud (21esimo posto) con un gap positivo di 34,4 milioni di euro e a chiudere gli Stati Uniti con un +1,5% pari a 31,9 milioni di euro in più”.
Anche fra i cinque Paesi in cui il macrosistema arredamento cresce di più in valore assoluto, troviamo al primo posto gli Emirati Arabi Uniti con un incremento di 73,2 milioni di euro, pari al 22,2% e un mercato che vale 402 milioni di euro. Il Kirghizistan è secondo con 44,5 milioni di euro di incremento che in termini percentuali corrisponde a +140% di un mercato da 76,4 milioni di euro. L’Arabia Saudita terza, con circa 31 milioni di euro in più e una crescita del 14,6%. Chiudono Spagna e Polonia rispettivamente con un gap positivo di 25 e 22 milioni di euro (+4,1% e +9,7%).
“Con un mercato europeo che dà evidenti segnali di arretramento – conclude Feltrin - e gli Usa che nel 2024 si sono dimostrati resilienti, ma la presidenza Trump potrebbe cambiare completamente lo scenario, risulta indispensabile mettere in campo strumenti volti a individuare nuove rotte. La vera sfida sarà capire dove puntare la bussola”.
Tra i Paesi interessanti ad esempio l’India che, pur essendo ancora al 29esimo posto, dal 2013 al 2023 ha visto quasi raddoppiare il proprio volume (da 69 milioni a 112 milioni di euro); anche il Brasile, che ad oggi occupa il 54esimo posto, ha registrato un +30,3% passando dai 26 milioni del 2019 ai 38 del ’24.