- 21/04/2023
- Economia e marketing
Questi i risultati che emergono dal rapporto Design Economy 2023, realizzato da Fondazione Symbola, Deloitte Private e POLI.design, con il supporto di ADI, Circolo del Design, Comieco, AlmaLaurea e CUID, presentato lo scorso 14 aprile all'ADI Museum Design di Milano.
Il Rapporto, unico in Italia, analizza il settore del design, restituendo una fotografia del valore generato e del suo ruolo nella transizione ecologica e nella creazione di valore per la competitività del sistema produttivo nazionale, considerando sia gli aspetti ambientali sia quelli sociali.
Design e transizione ecologica
Sostenibilità come motore della crescita è infatti il tema rilevante per il settore: ben l’87,4% dei soggetti intervistati ne sottolinea l’importanza nei progetti in corso, quota che arriva al 96,5% nel caso delle piccole-medie imprese. A questa centralità corrisponde una consapevolezza diffusa nei livelli di competenza, considerati alti o medi dall’86,9% degli intervistati, con una accentuazione per le organizzazioni di maggiore dimensione (97,1%).
Come ha dichiarato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, “la leadership italiana nel design conferma il suo ruolo importante come infrastruttura immateriale del Made in Italy e protagonista nella sfida della sostenibilità. Nel pieno di una transizione verde e digitale il design è chiamato nuovamente a dare forma, senso e bellezza al futuro. Molti aspetti della nostra vita, così come molti settori, mutano: dalla metamorfosi della mobilità verso modelli condivisi, interconnessi ed elettrici, ai processi di decarbonizzazione e dell’economia circolare che stanno cambiando l’industria e le relazioni di filiera. I prodotti, in un contesto di risorse scarse, dovranno necessariamente essere riprogettati per diventare più durevoli, riparabili, riutilizzabili. Il rapporto tra design e sostenibilità è alla base del nuovo Bauhaus europeo lanciato dalla presidente Von der Leyen per contribuire alla realizzazione del Green Deal europeo anche per questo l’Italia ne è una naturale protagonista”.
L’economia del design in Italia e in Europa
Secondo l’ultima rilevazione Eurostat, nell’Unione Europea risultano attive 222.390 imprese di design, un dato in crescita del +5,3% rispetto alla precedente indagine. Italia, Germania, Francia e Spagna nel complesso rappresentano il 48,0% delle imprese dell’Unione Europea e, in particolare come abbiamo detto, l’Italia si conferma al primo posto in Europa con 36 mila imprese attive nell’ambito del design.
“Questo settore, - ha commentato Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader, - risulta però ancora molto frammentato, composto prevalentemente da liberi professionisti e micro o piccole imprese. È dunque importante pensare ad azioni mirate al rafforzamento delle competenze manageriali e imprenditoriali, che consentano alle organizzazioni di continuare a crescere e di sapere rispondere alle grandi trasformazioni dell’economia sia nazionale sia globale. Oltre alle sfide manageriali 'tradizionali', le imprese del design dovranno far fronte alla richiesta di sostenibilità che viene da consumatori, investitori e regolatori: specialmente per le PMI, i rating di filiera e il rating ESG potranno rappresentare un biglietto da visita per operare in un contesto globale dove la sostenibilità, tramite il buon governo societario, è un prerequisito fondamentale per rimanere sul mercato”.
Le imprese di design in Italia
Le imprese di design si distribuiscono su tutto il territorio nazionale, con un'alta concentrazione nelle aree di specializzazione del Made in Italy e nelle regioni Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto.
Il territorio lombardo raccoglie infatti il 29,4% delle imprese italiane, il 32,5% del valore aggiunto e il 28,5% dell’occupazione complessiva. Si confermano a seguire altre tre regioni settentrionali: il Veneto (seconda per quota di imprese 11,5%, quarta per valore aggiunto, 11,0% e terza per occupazione, 11,6%), l’Emilia Romagna (terza per quota di imprese, 10,7%, ma seconda per valore aggiunto, 13,3% e occupazione, 13,0%) e il Piemonte (quarta per quota di imprese, 8,5%, unico caso in cui le imprese prevalgono su liberi professionisti e lavoratori autonomi, terza per valore aggiunto, 11,7% e quarta per occupazione, 11,5%). Nel complesso, queste quattro regioni concentrano il 60,0% delle attività produttive, ben il 68,6% del prodotto e il 64,6% dell’occupazione del Paese.
Milano si conferma capitale del design
La principale capitale del design italiano è Milano che concentra il 18% del valore aggiunto del settore sul territorio nazionale. Al secondo posto della classifica per numero di imprese emerge la provincia di Roma (6,6%), terza per prodotto (5,3%) e per occupazione (5,7%), a cui segue Torino (terza per quota di imprese, 5,1%, area in cui le imprese prevalgono rispetto a liberi professionisti e lavoratori autonomi, ma seconda per valore aggiunto, 13,3% e occupazione, 13,0%), Firenze (terza per quota di imprese, 6,0%, quinta per valore aggiunto, 3,0% e settima per occupazione, 2,7%), Bologna (quinta per quota di imprese, 2,8%, quarta per valore aggiunto, 3,8% e occupazione, 3,8%).
La formazione italiana nell’ambito del design
Il sistema formativo è distribuito lungo tutto il Paese e sono ben 91 gli istituti accreditati dal Ministero dell’Istruzione: 28 Università, 16 Accademie delle Belle Arti, 15 Accademie Legalmente Riconosciute, 26 Istituti privati autorizzati a rilasciare titoli AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale) e 6 ISIA (Istituti Superiori per Industrie Artistiche). Per un totale di 303 corsi di studio, distribuiti in vari livelli formativi e in diverse aree di specializzazione.
Ne fanno parte punte di eccellenza come il Politecnico di Milano, prima tra i Paesi UE e 8° al mondo secondo la prestigiosa classifica QS World University Rankings by Subject nel settore del design, ma prima, comunque, fra le università pubbliche. A seguire, mantengono un importante ruolo per la formazione dei designer l’Istituto Europeo di Design (IED) e la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA). Rispetto all’anno precedente, cresce del 4% il numero di corsi accreditati e attivati e del 12% il numero degli istituti, in particolare nel caso delle Università e degli Altri Istituti autorizzati a rilasciare titoli AFAM.
A crescere non sono solo gli istituti, ma anche la domanda e il numero degli studenti pari a 14.907, cioè il 3,87% in più rispetto al precedente anno accademico. Per i corsi di laurea universitari, la maggior parte sottoposti al vincolo del numero programmato, aumenta il numero di iscrizioni al test di ingresso che supera di gran lunga il numero di posti disponibili, con una media nazionale di 2,5 domande per posto disponibile e punte di oltre 6 nel nord Italia.
“Il report – dichiara Francesco Zurlo, professore di POLI.Design e preside della Scuola del Design del Politecnico di Milano – restituisce un settore in crescita con un alto numero di addetti, con nuovi corsi e nuove strutture dedicate, con prospettive di sviluppo interessanti, cogliendo dai temi della sostenibilità, ulteriori spunti che aggiungono alle qualità della bellezza e della funzionalità nuovi valori, legati all’ambiente, all’equità sociale, al ruolo della cultura del progetto”.
Luciano Galimberti, presidente di ADI Associazione per il Disegno Industriale, sottolinea come il design di oggi sia un sistema complesso che nasce da competenze, culture professionali e comportamenti differenti. Per elaborare strategie di sviluppo efficaci occorrono strumenti conoscitivi affidabili e ADI contribuisce, con la sua esperienza, a rendere il più completi possibile questi strumenti.