Il 2021 si prospetta come un anno di transizione verso l’uscita dalla crisi pandemica, un anno ancora caratterizzato da Virus, Varianti e Vaccini, i cosiddetti fattori “V”, ma anche da un recupero dell’economia mondiale dopo la profonda recessione registrata nel 2020, nonostante l’innalzamento di tutti i profili di rischio a livello globale.
Questo è lo scenario che emerge nella Mappa dei Rischi 2021 - “Rosso, giallo e green: i colori dei rischi e della ripresa sostenibile per l’export italiano” presentata da SACE, un mappamondo interattivo online, giunto quest’anno alla XV edizione, che delinea i profili di rischio per le imprese che esportano e operano in circa 200 mercati esteri.
Il rapporto di quest'anno si caratterizza per i colori più accesi dovuti a un incremento generalizzato dei rischi del credito e dei rischi politici, in un quadro dominato ancora da un'elevata incertezza a causa del protrarsi della pandemia e dei suoi impatti economici e sociali su governi, imprese e famiglie in tutto il mondo.
Una ripresa diffusa, anche se eterogenea
Gli scenari globali sono ancora profondamente segnati dallo shock pandemico, che nell’ultimo anno ha imposto un improvviso cambiamento delle priorità di numerosi Stati.
Per il 2021 e per il biennio successivo si fanno strada aspettative di ripresa sebbene a tassi meno sostenuti che in passato: le previsioni di Oxford Economics indicano infatti che l’attività economica globale è attesa in ripresa del 5% nel 2021, mentre per l’OCSE sarà del 4,2% e secondo il Fondo Monetario Internazionale del 5,5%.
Secondo il Rapporto di Sace questa ripresa sarà diffusa a tutte le geografie, anche se in maniera eterogenea. La sua intensità nel primo trimestre dell’anno rimarrà ancora debole, mentre a partire da aprile, grazie anche all’avanzamento dei programmi di vaccinazione, risulterà sempre più stabile, anche se le incognite su questi scenari rimangono ancora alte.
Seppure in un quadro di incertezza e di rischi in aumento, le imprese possono guardare al 2021 con cauto ottimismo, con la consapevolezza di dover adeguare rapidamente le proprie strategie a un contesto in continua evoluzione monitorando costantemente i mercati di interesse e ricorrendo ad adeguati strumenti finanziari, assicurativi, di advisory e di recupero crediti.
Mappa dei Rischi 2021: i trend per aree geografiche
La Mappa dei Rischi 2021 di Sace delinea un quadro dei rischi dai colori più accesi, con un incremento generalizzato di tutti i profili di rischio. L’aumento più pronunciato riguarda i rischi di credito, a causa degli impatti economici della pandemia, ferma restando una forte attenzione alle tensioni politico-sociali e alla sostenibilità riflesse dagli altri indicatori.
L'edizione di quest’anno si avvale anche di nuovi indicatori che valutano, insieme ai tradizionali fattori di rischio di credito e rischio politico, anche aspetti di sostenibilità ormai imprescindibili, definiti in collaborazione con la Fondazione Enel: cambiamento climatico, benessere sociale, e transizione energetica.
Rischio del credito
La crisi dovuta alla pandemia ha contribuito a un ulteriore incremento del debito mondiale, sia pubblico che privato, che ha registrato nel 2020 un aumento di 24 mila miliardi che ha portato il debito complessivo a raggiungere quota 281mila miliardi, pari al 355% del Pil globale e in netto aumento rispetto al 320% raggiunto nel 2019 (dati IIF).
Dei 194 Paesi analizzati, 22 migliorano, con l’Europa emergente e Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) che hanno tenuto mentre in Asia è il Vietnam a distinguersi in chiave positiva. A seguire, sono 52 i Paesi stabili e 120 quelli in peggioramento nel loro grado di rischio del credito. Questi ultimi riguardano buona parte dei Paesi dell’Africa Subsahariana e di quelli dell’area nord africana e mediorientale, in particolare è lo Zambia a riportare il maggior incremento dello score del rischio. Il peggioramento dei rischi è piuttosto generalizzato anche in America Latina, ma il quadro presenta alcune eccezioni per economie dai fondamentali più solidi come Perù, Cile e Uruguay e per l’Argentina, già in difficoltà negli anni precedenti, ma che nel 2021 sconta una riduzione del profilo di rischio grazie alla ristrutturazione del debito verso i creditori esteri di natura privata.
I Paesi emergenti registreranno una dinamica più pronunciata grazie sia a una maggiore efficienza nel contenere la crisi sanitaria in importanti economie come quelle del Sud-est asiatico, ad esempio Corea del Sud e Vietnam, sia al forte traino della Cina.
Rischio politico
Per quanto riguarda gli indicatori di rischio politico, che comprendono i rischi di guerra, disordini civili e violenza politica, i rischi di esproprio e di violazioni contrattuali e i rischi di restrizioni al trasferimento e alla convertibilità valutari, tutti hanno segnato un aumento nel 2020, più spiccato nei mercati emergenti e in via di sviluppo. Dei 194 Paesi analizzati, 48 migliorano, 60 sono stabili e 86 in peggioramento.
Mappa dei Rischi 2021: indicatori di sostenibilità
La Mappa dei Rischi di quest'anno non ha trascurato il lato green. Gli impatti economici e sociali della pandemia hanno reso infatti più esplicite le problematiche di sostenibilità e rafforzato la convinzione che la ripresa debba avvenire su nuove basi, ripensando l’economia in chiave sostenibile non solo a livello ambientale, ma anche umano.
SACE e Fondazione Enel hanno approfondito queste tematiche collegate alla sostenibilità, sviluppando in particolare per ogni Paese un nuovo indicatore di rischio riguardante il climate change e alcuni punteggi sintetici che permettono di definire lo scenario di benessere sociale e il contesto della transizione energetica. Il rischio di climate change nei prossimi anni è destinato a crescere in maniera diffusa in tutte le aree geografiche, in particolare sotto il profilo temperature (es. alte temperature, fragilità idrogeologica e vento), mentre i contesti di benessere e transizione energetica mostrano una maggiore eterogeneità, a seconda dei diversi scenari nazionali e in particolare fra Paesi avanzati ed emergenti.